Gli 8 Rami Dello Yoga: Quali Sono E Cosa Rappresentano
Andiamo alla scoperta degli Yoga Sutra, che delineano gli 8 rami di una disciplina in grado di offrire linee guida su come vivere al meglio
Aggiornato il
Lo yoga è a tutti gli effetti una disciplina olistica che non può essere ridotta a un semplice allenamento corporeo, anzi, i suoi benefici coinvolgono anche la mente, le emozioni e l’anima.
Infatti, è stato dimostrato che lo yoga è in grado di migliorare la qualità della vita agendo su diversi aspetti:
- Riduce i problemi fisici
- Calma l’ansia
- Migliora la gestione dei problemi
- Cura la mente
Non tutti sanno che lo yoga ha una storia molto antica e complessa che si basa sui Sutra (la cui traduzione letterale è “scritture”). Gli yoga sutra delineano gli 8 rami dello yoga e definiscono nel dettaglio la teoria yogica.
Scritti tra il II e il IV secolo d.C da Patanjali, gli yoga sutra delineano ogni aspetto dello yoga e permettono di trarre il massimo beneficio da questa disciplina attraverso uno studio meticoloso degli asana, dei chakra e della forza vitale che anima l’essere umano, il cosiddetto prana.
Il significato profondo dello Yoga
Per comprendere tutta la saggezza insita nello yoga, dobbiamo necessariamente iniziare dalle basi.
La parola “Yoga” significa “connessione” o “unione” e indica che questa disciplina rappresenta un tramite per entrare in contatto con qualcosa. Con cosa? Con il nostro io interiore, con la nostra profondità, con quello che nella tradizione yogica viene definito “Atman”, ovvero l’essenza divina che ci rende vivi, la nostra anima.
Sorprendentemente, però, il termine “Yoga” può essere tradotto anche con “separazione”. Perché? Come è possibile che vi sia questo duplice significato opposto? Semplicemente, lo yoga ha come scopo finale quello di raggiungere la “Moksha”, cioè la liberazione.
In questo senso, lo yoga è quella disciplina che ci permette di entrare in contatto con noi stessi (connessione) e che ci consente di liberarci dalle catene (separazione) dell’ego, della materialità e dai blocchi emotivi.
Per raggiungere questo scopo, però, non è sufficiente praticare regolarmente gli asana, ma è necessario seguire l’ottuplice sentiero descritto negli Yoga Sutra.
L’ottuplice sentiero narrato negli Yoga Sutra
All’interno degli yoga sutra viene raccontato con precisione il sentiero che bisogna percorrere per raggiungere la liberazione, che è lo scopo finale dello yoga.
Questo percorso viene definito “Ashtanga” che letteralmente significa “otto” (ashta) e “arto” (anga), ovvero “otto arti” o “otto rami”.
Questo sentiero, quindi, è composto da otto rami che rappresentano le linee guida dello yoga, una sorta di comandamenti da rispettare per coltivare l’autodisciplina e raggiungere l’illuminazione.
Passo dopo passo, analizziamo tutti gli aspetti spirituali dello yoga presenti lungo il percorso. A differenza di quanto si possa pensare, gli asana non vengono citati all’interno degli yoga sutra perché sono stati sviluppati successivamente.
Lo yoga come lo intendiamo noi oggi, basato sull’allineamento e sulle posizioni, è di origine più recente, in particolare l’Hatha Yoga. Inizialmente si trattava prevalentemente di un sentiero da perseguire in termini di buona condotta morale per raggiungere l’illuminazione.
Cosa significa illuminazione
Nello yoga, raggiungere l’illuminazione significa trascendere il karma, quel ciclo che si ripete infinitamente e che ci porta in continuazione di fronte ai nostri errori con lo scopo di comprenderli.
Secondo la tradizione, si nasce e rinasce moltissime volte finché non si riesce a interrompere questo ciclo, solo così si può tornare alla fonte divina che è la nostra origine.
Lo scopo dello yoga è quello di trascendere il karma, cioè di consentire l’unione con la forza creatrice. Per raggiungere questo stato supremo ed elevato è necessario seguire gli otto rami dello yoga.
La storia dello yoga in occidente
Lo yoga è nato in India, ma oggi è una disciplina diffusa in tutto il mondo che ha subito numerose influenze dalle varie culture che l’hanno ospitata.
Dopo essere approdato negli Stati Uniti, lo yoga si è trasformato prevalentemente in una pratica “di lusso” dedicata al benessere fisico e alla bellezza spirituale. Più che una disciplina vera e propria, oggi è considerato un allenamento al pari del pilates e di altre tecniche fitness.
Tuttavia, per quanto le varie influenze gli abbiano permesso di adattarsi alle diverse esigenze culturali, lo yoga rimane un percorso che si focalizza su anima, mente e corpo.
Chi desidera approfondire il vero yoga, quello originale, deve fare un passo indietro e partire dai sutra. Solo seguendo gli 8 rami dello yoga è possibile raggiungere lo scopo profondo di questa disciplina e comprendere il vero significato.
Gli 8 rami dello yoga
Gli 8 rami dello yoga sono stati pensati per condurre una vita più consapevole e per entrare in contatto diretto con la propria anima e con il proprio sé interiore.
Quali sono gli 8 rami dello yoga?
- Yama: le direttive morali verso gli altri
- Niyama: il comportamento corretto verso se stessi
- Asana: le posizioni di yoga
- Pranayama: gli esercizi di respirazione
- Pratyahara: il ritiro dei sensi
- Dharana: la capacità di concentrarsi
- Dhyana: la meditazione
- Samadhi: la beatitudine
#1 Yama
Questo ramo dello yoga è composto da tutti i principi che insegnano come relazionarsi con il mondo e con le persone che ci circondano. Si tratta, quindi, di insegnamenti di tipo morale.
Da cosa sono costituiti gli Yama?
Ahimsa
Questo termine significa “che non nuoce” e indica un atteggiamento di non violenza. Secondo questo principio, gli altri devono essere sempre trattati con benevolenza, esattamente come trattiamo noi stessi.
Questo include anche una dieta priva di carne animale, nel rispetto del mondo che ci circonda. L’alimentazione vegetariana favorisce la diminuzione di alcuni stati d’ansia e di depressione e, inoltre, riduce il rischio di cancro.
Satya
Questo è il principio che ci avvicina alla scoperta di noi stessi e degli altri. Lo yoga ha lo scopo di farci abbandonare le varie maschere che indossiamo nel corso della vita, in modo da entrare maggiormente in contatto con il nostro vero sé. “Satya” significa “verità” ed è l’opposto di “Maya” che, invece, rappresenta l’illusione.
Asteya
Questo principio può essere tradotto con “non rubare”, ma il suo significato è molto più profondo. Asteya vuol dire non privare le altre persone delle loro risorse, inclusa la loro energia e il loro tempo.
Per mettere in pratica questo principio, bisogna imparare a rispettare i confini degli altri, a non invadere né trattenere le persone contro la loro volontà. Asteya fa riferimento a un atteggiamento di vita e include nel suo insegnamento anche il rapporto con la terra e con l’ambiente che deve essere equilibrato e armonico.
Brahmacharya
Questo è il principio che fa riferimento all’astinenza che deve essere interpretata come controllo dei propri impulsi sessuali.
L’energia sessuale è un’energia che non deve essere sprecata né dispersa, per questo motivo è importante imparare a utilizzarla e controllarla con consapevolezza.
Per raggiungere l’equilibrio energetico bisogna conoscere e indirizzare correttamente anche la propria energia sessuale.
Aparigraha
Questo principio insegna che il male e le disparità presenti sulla terra derivano dall’avidità dell’essere umano che desidera accumulare i beni materiali. Aparigraha ci insegna a dare il giusto valore a ogni cosa, a comprendere ciò che è giusto senza sviluppare attaccamento nei confronti del denaro o degli oggetti.
Evitando l’eccesso possiamo imparare a lasciar fluire la vita e tutto ciò che porta con sé senza trattenere nulla.
#2 Niyama
Il secondo ramo dello yoga ci spiega la via per agire in maniera etica verso noi stessi.
Da cosa sono costituiti gli Niyama?
Saucha
Questo principio fa riferimento alla “pulizia”, intesa non solo come pulizia personale ma anche mentale. In particolare, Saucha indica l’avere un atteggiamento pulito verso se stessi, privo di pensieri negativi e limitanti. Quando la nostra anima è pulita e positiva, permettiamo al divino di entrare in contatto con noi.
Santosha
Questo è il principio che indica l’appagamento, cioè la capacità di sentirsi sempre soddisfatti, indipendentemente da come vanno le cose. Lo scopo di Santosha è quello di apprezzare ciò che si ha e di abbandonare l’attaccamento e la non accettazione nei confronti della vita quando qualcosa non è in linea con ciò che vorremmo.
Tapas
Con Tapas si intende l’abilità di controllare i propri “desideri ardenti”, cioè la capacità di autocontrollo e di disciplina. Per entrare in connessione con il divino è necessario raggiungere una purezza spirituale che richiede sacrificio e costanza.
Svadhyaya
Questo è il principio che tratta della “conoscenza di sé”. Lo scopo dello yoga è quello di entrare in contatto con se stessi, con la propria profondità così da scoprire la vera natura dell’essere umano.
Questo è un principio che insegna quanto lo yoga sia una pratica altamente spirituale e non solamente fisica come, invece, viene presentato nel mondo occidentale.
Ishvarapranidhana
Questo principio ci insegna che non possiamo avere il controllo su qualsiasi cosa e che afferma di arrendersi a un potere superiore, a Dio. Ci sono delle forze superiori che regolano il mondo e con le quali noi non possiamo interferire.
Tutto ciò che possiamo fare è accettare ciò che si presenta nella nostra vita, perché tutto accade esattamente così come deve accadere.
#3 Asana
Questo è uno dei rami più famosi dello yoga ed è quello che riguarda la pratica fisica. Con “asana”, infatti, si intendono le diverse posizioni che vengono mantenute nel tempo e che hanno lo scopo di farci entrare in contatto con la nostra energia interiore.
Inizialmente, il termine asana faceva riferimento alla sola posizione seduta perché era quella che viene assunta durante la meditazione. Non esistevano delle regole chiare in proposito, Patanjali disse semplicemente che la posizione dovesse essere stabile e confortevole.
Solo molti anni dopo, questo concetto venne interpretato e il suo significato abbracciò tutte le posizioni dello yoga, nonostante ne esistano alcune più adatte di altre per favorire la meditazione (per esempio Padmasana, la posizione del loto).
#4 Pranayama
Questo è uno dei rami più importanti e che richiedono moltissima pratica, Pranayama indica il controllo del respiro.
Secondo le credenze dello yoga, il respiro è ciò che ci mette in contatto con il mondo esterno, è l’espressione della nostra energia vitale e ci consente di assorbire la forza che ci circonda.
Il “Prana”, infatti, è la nostra energia interiore, noto anche come “fonte di vita”. Attraverso la pratica è possibile rendere la respirazione consapevole e prendere il controllo della propria energia interiore.
Il Pranayama oggi viene molto praticato durante la meditazione e consente di abbassare i livelli di stress e di calmare la mente riducendo l’ansia, le preoccupazioni e favorendo il sonno.
#5 Pratyahara
Questo ramo indica l’atteggiamento che viene assunto durante la meditazione ed è composto da due parole: “Pratya” e “Ahara”. Letteralmente viene tradotto con “ritiro e accoglienza” che significa focalizzare la propria attenzione su se stessi e accogliere tutto ciò che troviamo dentro di noi.
Pratyahara ha una forte connessione con Pranayama perché è proprio il controllo del respiro che ci permette di accettare noi stessi e di assumere un atteggiamento non giudicante di fronte alla nostra essenza profonda.
Spesso, il quinto ramo dello yoga viene anche associato al “ritiro dei sensi”, inteso come il concentrarsi su se stessi senza prestare attenzione al mondo esterno. È proprio questo l’atteggiamento che deve essere perseguito durante la meditazione.
Nella vita di tutti i giorni, invece, Pratyahara indica il focalizzarsi su ciò che si sta eseguendo, senza lasciarsi distrarre. Eseguire il proprio compito senza distrazioni è, anch’esso, una forma di meditazione.
#6 Dharana
Dharana è composto da “Dha” e da “Ana” e viene complessivamente tradotto con “mantenere altro” o “trattenere altro”. Cosa significa? Il sesto ramo dello yoga ci insegna che per raggiungere il ritiro dei sensi dobbiamo focalizzare tutta la nostra attenzione su un unico punto.
Nella meditazione, questo principio può essere seguito semplicemente fissando lo sguardo in un punto ben preciso, mentre nella vita di tutti i giorni significa mantenere il focus su un unico obiettivo ed eseguirlo con cura e precisione prima di passare ad altro.
#7 Dhyana
Il settimo ramo dello yoga fa riferimento alla costanza e alla forza di spirito. Secondo Dhyana, non è sufficiente meditare di tanto in tanto, lo yoga deve diventare ciò che guida la vita di ognuno di noi.
Concentrare la mente e il cuore deve essere un’azione automatica che viene eseguita in qualsiasi momento, quando si passeggia, quando si lavora, quando si medita e anche quando si legge un libro.
Semplicemente, Dhyana indica quello stato d’animo in cui si percepisce la pace nel cuore, dove tutto va bene così com’è e dove noi ci concentriamo esclusivamente su ciò che dobbiamo compiere.
#8 Samadhi
L’ottavo ramo dello yoga è, senza dubbio, il più famoso e il più difficile da raggiungere. “Samadhi” viene tradotto con “beatitudine” o “illuminazione” e consiste nel guardare il mondo senza giudizio, senza attaccamento e nell’accettazione completa di ciò che si è e di ciò che accade.
Solo chi raggiunge questo stato finale di beatitudine può osservare la vita come un vero spettatore. Il processo che porta un essere umano a raggiungere l’illuminazione è complesso e del tutto personale, spesso è costellato da fluttuazioni, cioè da momenti in cui si raggiunge la pace intervallati da momenti in cui si ripresentano i sentimenti e l’attaccamento.
Chi riesce a liberarsi completamente della propria esperienza terrena raggiunge “Moksha”, lo stato finale di libertà permanente e liberazione.
Conclusione
Decidere di incamminarsi lungo i sentieri dello yoga può rivelarsi molto complesso ma anche estremamente gratificante. Prima di essere una pratica per il corpo, lo yoga è un percorso spirituale che permette di educare la mente.
Una pratica costante può modificare il nostro approccio con il mondo, con noi stessi e con gli altri, aprendoci molte possibilità che prima non eravamo in grado di vedere.
Normalmente, ognuno di noi ha bisogno di focalizzarsi sui diversi rami per un periodo di tempo molto diverso, ciascuno ha le proprie ombre da combattere.
Non esiste una persona più adatta di un’altra, gli 8 rami dello yoga sono accessibili a tutti, ognuno con i propri tempi e con la propria velocità.
Ricorda che, se desideri iniziare questo percorso, l’obiettivo finale non deve essere raggiungere l’illuminazione ma conoscere te stesso e sviluppare un sentimento non giudicante nei confronti dei tuoi pensieri, della vita e delle altre persone.
Hai trovato questo articolo utile?
- C. Woodyard (2011). Exploring the therapeutic effects of yoga and its ability to increase quality of life
https://www.ijoy.org.in/article.asp?issn=0973-6131;year=2011;volume=4;issue=2;spage=49;epage=54;aulast=Woodyard - M. Dinu, R. Abbate, G. F. Gensini et al. (2017). Vegetarian, vegan diets and multiple health outcomes: A systematic review with meta-analysis of observational studies
https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10408398.2016.1138447 - V. K. Sharma, M. Trakroo, V. Subramaniam et al. (2013). Effect of fast and slow pranayama on perceived stress and cardiovascular parameters in young health-care students
https://www.ijoy.org.in/article.asp?issn=0973-6131;year=2013;volume=6;issue=2;spage=104;epage=110;aulast=Sharma - A. A. Schmid, E. A. Sternke, A.-N. L. Do et al. (2021). The Eight Limbs of Yoga can be Maintained in a Veteran Friendly Yoga Program
https://www.ijoy.org.in/article.asp?issn=0973-6131;year=2021;volume=14;issue=2;spage=127;epage=132;aulast=Schmi